Un tema che mi sta a cuore e’ la ragion d’essere degli stages. Vi sono degli elementi noti e ormai forse (ma non per tutti) scontati: l’importanza di allenarsi intensivamente e a volte insieme a Maestri diversi, il privilegio di imparare forme fuori programma, l’entusiasmo di chi si avvicina alle Armi Tradizionali per la prima volta, la possibilita’ di approfondimento di temi gia’ conosciuti, la scoperta di elementi sempre nuovi all’interno degli insegnamenti gia’ in nostro possesso.
Vi sono anche altre considerazioni, pero’, da fare. Con l’allargarsi della comunita’ del VTC, per esempio, spesso gli stages si tengono in luogo altro rispetto a dove si vive e si pratica usualmente. Questo si rivela solo raramente uno svantaggio: una volta usciti dal guscio, anzi, e’ uno degli elementi che attraggono maggiormente, che divertono, che operano quei cambiamenti che tanto si predica che facciano bene all’animo. Staccarsi dalla routine, fare un viaggio pur breve, allontanarsi dai soliti luoghi di azione: fa bene, aiuta nel coltivare quella flessibilita’ che il VTC tanto stimola. E, dato che in molti siamo sentimentali, si intrecciano legami nuovi con posti e persone, e subito diventano tradizione la cena in quel certo ristorante, la sauna nel tal centro benessere, la passeggiata o l’aperitivo a quella certa ora.
Come per l’assoggettarsi a sostenere un esame di VTC (il primo!), nessuno ha mai rimpianto di aver partecipato ad uno stage, mentre molti si sono rammaricati di non aver deciso il salto fuori dal nido della propria palestra e degli sguardi ormai abituati dei propri compagni di corso: come se delle persone sconosciute, nella stessa “barca” del VTC, si siano mai scandalizzate per errori o imprecisioni degli altri… E si impara anche questo, che e’ la simpatia il registro che regola e regge gli sguardi di ciascuno sia presente all’allenamento.
Quello che uno sa a livello conscio e razionale non corrisponde necessariamente alla percezione dello stesso concetto quando lo si coglie a livello inconscio, o quando lo si tocca con mano: Lo so, che agli stages si partecipa in tanti, si sostiene. Poi si va li’, e si e’ circondati da un centinaio di persone che hanno in comune magari solo questo, ma non e’ “solo” questo, e’ “addirittura” questo. E’ totalizzante, siamo li’ per quello, per quell’energia che viaggia dagli allievi di tutti i livelli agli istruttori di ogni grado e viceversa, riverberandosi dagli uni agli altri sempre nuova, arricchita, modificata nel sapore e nell’atmosfera. E allora, non importa, se non si e’ cosi’ bravi o anche se si e’ molto bravi ma ci si e’ dimenticati quella forma o non si sta riuscendo a memorizzare come al solito. Non importa, perche’ quello che rimarra’ dello stage e’ fatto forse solo del 30% della sequenza appresa, il resto e’ l’aver imparato ancora un po’ di piu’ ad imparare.
E infatti: cosa si impara dagli stages? Tecnica, naturalmente, sequenze e forme. E poi tutto il resto: la pazienza, con se stessi e con gli altri; la capacita’ di comunicazione, perche’ ci si confronta con chi spiega che a sua volta deve esporre con garbo ed efficacia quel che vuole proporre; la tolleranza, nel dividere lo spazio ed il tempo con tante altre persone, ognuna con le sue esigenze e peculiarita’; la concentrazione, che deve soccorrerci nel recepire e ricordare il piu’ possibile; la resistenza, fondamentale per non soccombere, se non allenati, a tante ore di allenamento intenso e complesso; la fiducia, all’inizio di tutto, nel fidarsi di chi invita a partecipare, anche “se solo alle prime armi”… Ognuno impara quel che gli compete: nuove forme, o resistere alla fatica, come insegnare quella certa tecnica, o come distendere l’atmosfera affaticata. E chi ha occhi attenti vede che negli stages si e’ tutti fondamentalmente allo stesso livello, perche’ a turno si puo’ essere allievi alla pari nell’apprendimento di una certa forma o di tecniche particolari.
E’ un’illusione come quella della professoressa Umbridge, di vedere “tante faccette felici” ?! Non credo. Gli stages sono sempre colmi di gioia, ed e’ la gioia che deriva dall’aver faticato insieme ad altri ed aver condiviso tanti momenti e i piu’ diversi, perche’ facenti parte di molteplici individualita’, caratteri, sense of humor, sguardi brevemente oscurati dalla fatica di una posizione seduta.. e sorrisi.